L’avvio del Rinascimento. La lezione digitale
Nel corso del Quattrocento, dal centro della penisola italiana prende avvio uno dei fenomeni artistici più innovativi e fecondi della storia dell’arte occidentale. Con le opere di Filippo Brunelleschi, Donatello e Masaccio si apre la grandiosa stagione del Rinascimento.
Dentro l'opera. La Cupola di Santa Maria del Fiore di Brunelleschi.
La cupola del Duomo di Firenze non è solo uno degli elementi identificativi universalmente noti del capoluogo toscano, ma soprattutto uno dei simboli più importanti dell’arte rinascimentale. L’opera, infatti, incarna alla perfezione i caratteri di innovazione tecnica, ispirazione classica e nobiltà di spirito cha hanno fatto la grandezza del Rinascimento italiano.
Dentro l'opera. Il David-Mercurio di Donatello.
Il David-Mercurio di Donatello è il primo nudo a tutto tondo e a grandezza naturale del Rinascimento. La fusione in bronzo restituisce una figura dall’equilibrio classico, capace al tempo stesso di esprimere una forte e lucida tensione ideale.
Un passo in più. La Trinità di Masaccio e la scritta del sarcofago
Alla base dell’affresco con la Trinità Masaccio raffigurò il tema della Morte dipingendo uno scheletro adagiato nel proprio sarcofago; sopra lo scheletro è riprodotta un’iscrizione con le seguenti parole “IO FU GIÀ QUEL CHE VOI SETE E QUEL CHI SON VOI ANCOR SARETE”.
Se consideriamo queste parole come il messaggio dell’individuo ora ridotto a scheletro, siamo certi di trovarci di fronte a un “memento mori”, all’antico monito che ci invita a ricordare la nostra condizione mortale.
Tuttavia, sopra il sarcofago è rappresentata la Trinità, con il Padre, lo Spirito Santo e il Cristo crocifisso e risorto. L’essenza della fede cristiana è proprio la vittoria sulla morte conquistata da Cristo per l’umanità. Alla luce di questo, le parole del sarcofago riecheggiano piuttosto quelle di Gesù al Padre, riportate dal Vangelo di Giovanni (17:11): “Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi.” Quindi, con l’incarnazione, Gesù fu ciò che noi siamo (IO FU GIÀ QUEL CHE VOI SETE), ovvero uomo soggetto al dolore e alla morte, ma con la resurrezione egli è tornato al Padre così come faremo noi per la vita eterna (QUEL CHI SON VOI ANCOR SARETE).
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